Gli “Incontri con uomini straordinari” di Gurdjieff.

copertinaGeorges Ivanovič Gurdjieff (1872-1949) filosofo, santone, mistico, scrittore, maestro di vita, viaggiatore, protagonista di avventure rocambolesche e fuori dall’ordinario, ha avuto un grande numero di discepoli durante la sua vita e ancora oggi i suoi seguaci sono distribuiti in tutto il mondo. Arrivato in Francia nel 1922 fonda l’Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo al castello del Prieuré, presso Fontainebleau. Qui i suoi discepoli si riunirono in una comunità indipendente, il cui scopo principale era quello di compiere un’approfondita conoscenza di sé applicando il metodo del maestro, attraverso tecniche ed esercizi ben precisi. Dopo un grave incidente automobilistico avuto nel 1924 Gurdjieff inizia la sua attività di scrittore per tramandare la sua dottrina anche dopo la morte.

Dal mio punto di vista, può venire chiamato straordinario soltanto l’uomo che si distingua da quelli che lo circondano per le risorse del suo spirito e che sappia contenere le manifestazioni provenienti dalla propria natura, pur mostrandosi giusto e indulgente verso le debolezze altrui.

Incontri con uomini straordinari, pubblicato nel 1960 e del quale esiste anche una trasposizione cinematografica realizzata nel 1978 da Peter Brook, suo discepolo, racconta in forma autobiografica dei pellegrinaggi durati circa vent’anni (dal 1887 al 1907) in giro per il mondo insieme ai Cercatori della verità e le storie legate alla conoscenza di uomini determinanti per il suo percorso di crescita interiore, che, volontariamente o involontariamente, hanno agito da fattore vivificante per la formazione definitiva di uno degli aspetti della mia attuale individualità.

Mi propongo di dare all’insieme delle idee che sto per esporre una forma accessibile a tutti, nella speranza che queste idee potranno servire da elementi costruttivi e preparare il cosciente dei miei simili a edificare un mondo nuovo – mondo reale secondo me, e suscettibile di essere percepito come tale da ogni pensiero umano senza il minimo impulso di dubbio – al posto di questo mondo illusorio che i nostri contemporanei si rappresentano.

In effetti Gurdjieff riesce nel suo proposito, l’esposizione è chiara ed accessibile in tutto il libro. Il suo intento principale consiste nel tentativo di risvegliare le coscienze, unico modo per potere cambiare il mondo, modificandone radicalmente la percezione che abbiamo di esso. Gurdjieff parla di risveglio poiché è convinto che attualmente la nostra vita sia più vicina allo stato di sonno che non a quello di veglia, praticamente viviamo una vita da addormentati e solo lavorando con grande disciplina su noi stessi potremo raggiungere il necessario livello di consapevolezza indispensabile per la rinascita.

Sono le convenzioni di cui siamo imbottiti che costituiscono la morale soggettiva. Ma una vita vera esige la morale oggettiva, che può venire soltanto dalla coscienza. La coscienza è la stessa dovunque: qui è come a Pietroburgo, come in America, nella Kamčatka o nelle isole Salomone. Oggi sei qui, ma domani puoi essere in America. Se hai una vera coscienza, e se ad essa adegui la tua vita, dovunque tu sia, tutto andrà bene.

La principale causa dell’assopimento è data dalle famigerate convenzioni. È davvero molto difficile rendersi conto di quanto influiscano sulla nostra esistenza e fino a che punto ci limitino, per quanto in questo blog, ben prima di leggere Gurdjieff, è stata mossa contro di esse una guerra senza frontiere. Egli sostiene che se una coscienza ha l’opportunità di svilupparsi liberamente allora di certo sa più di quanto si possa trovare nei libri o di quanto possano insegnare i maestri, e suggerisce inoltre, nei casi in cui la coscienza non è ancora perfettamente formata, per evitare errori clamorosi, di adeguarsi all’insegnamento di non fare agli altri ciò che non si vorrebbe subire su sé stessi.

gurdjieffSe i sermoni di frate Seze producono immediatamente una forte impressione, alla lunga tale impressione invece scompare e, alla fine, non ne rimane assolutamente nulla. Quanto alla parola di frate Akhel, in un primo momento essa non fa quasi nessuna impressione. Ma, col tempo, l’essenza stessa del suo discorso acquista di giorno in giorno una forma più definita e penetra interamente nel cuore dove rimane per sempre.

Colpiti da questa constatazione, ci mettemmo tutti a cercare perché ciò accadeva, e giungemmo alla conclusione unanime che i sermoni di frate Seze provenivano soltanto dal suo intelletto, e non agivano, di conseguenza, che sul nostro intelletto, mentre quelli di frate Akhel provenivano dal suo essere e agivano sul nostro essere.

Eh sì, caro professore, il sapere e la comprensione sono due cose completamente differenti. Soltanto la comprensione può portare all’essere. Il sapere di per se stesso non ha che una presenza passeggera: un nuovo sapere caccia via il precedente, e, in fin dei conti, non è altro che del nulla versato nel vuoto.

Un concetto molto importante che viene sviluppato è quello della conoscenza. Non è tanto l’accumulare sapere enciclopedico quanto il comprendere che porta all’essere e si può ben capire fino a che punto potesse essere rivoluzionario e sconcertante un tale modo di pensare per l’epoca. Naturalmente Gurdjieff non rifiuta il sapere in sé, ma mostra come esso sia frutto di altri automatismi, di una concatenazione mnemonica e senz’anima. Se però il sapere, come insieme di informazioni apprese, si unisce alle esperienze personali vissute, alla pratica, allora ecco che abbiamo quella forma di conoscenza che arricchisce e permette una visione d’insieme ampia e nitida che agevola il cammino verso di sé e verso il risveglio.

Gurdjieff, per bocca di un anziano intellettuale persiano, non risparmia stoccate mortali alla cultura europea:

Purtroppo l’attuale periodo culturale – che noi chiamiamo civiltà europea, e che così verrà chiamato dalle generazioni future – è intercalare, se così si può dire, nell’evoluzione dell’umanità; in altri termini, è un abisso, un periodo di vuoto nel processo generale di perfezionamento umano, perché, ed è un fatto acquisito, i rappresentanti di questa civiltà sono incapaci di tramandare ai loro discendenti alcunché di valido per lo sviluppo dell’intelligenza, questo motore essenziale di ogni perfezionamento.

Se la letteratura è uno dei principali mezzi per lo sviluppo dell’intelligenza ecco che la civiltà contemporanea distruggendola ha anche impedito l’ulteriore crescita spirituale e intellettuale dell’umanità, creando un punto di stallo, una frattura forse insanabile per un tempo lunghissimo.

Le esigenze della civiltà contemporanea hanno generato un’altra forma molto specifica di letteratura, che viene chiamata giornalismo. Non posso passare sotto silenzio questa nuova forma letteraria, perché, a parte il fatto che non porta assolutamente nulla di buono per lo sviluppo dell’intelligenza, essa è diventata, a mio avviso, il male dei nostri tempi, nel senso che esercita un’influenza funesta sui rapporti umani.

Ma c’è una forma letteraria ancora più subdola e pericolosa che contraddistingue la società moderna, si tratta del giornalismo, un tema quanto mai attuale in questo periodo. Secondo l’anziano il diffondersi del giornalismo è la diretta conseguenza della debolezza e mancanza di volontà da parte degli uomini di oggi. In questo modo si viene a creare una paralisi del pensiero che impedisce al senso critico di analizzare la realtà esterna con lucidità così da prenderne coscienza e in tal guisa recuperare anche la memoria di sé.

Per sfortuna di noi tutti questo genere di letteratura, che invade ogni anno di più la vita quotidiana degli uomini, fa subire alla loro intelligenza, già molto indebolita, un indebolimento ancora peggiore consegnandola inerme a ogni genere di inganni e di errori; essa li mette fuori strada a ogni passo, li distoglie da qualsiasi modo di pensare più o meno fondato e, invece di un giudizio sano, stimola e fissa in loro alcune tendenze indegne quali: incredulità, ribellione, paura, falso pudore, dissimulazione, orgoglio, e così via.

Se vogliamo fare un paragone con il giornalismo dei nostri giorni non possiamo non trovarci d’accordo sul fatto che manca totalmente di obiettività e oltre ad una sempre più evidente pletora di frasi sgrammaticate, scarsa proprietà di linguaggio e un lessico povero e involgarito, non meno importante è il fatto che spesso, nelle pagine di riviste e quotidiani, si impone un pensiero di maggioranza o si è asserviti a quello dei proprietari dei giornali in questione. Tutto questo sopprime il senso critico, il pensiero personale e contribuisce a rendere sempre più semplice potere ingannare e rendere schiava la popolazione.

Tra questi operai del giornalismo e della letteratura contemporanea lo spirito di corpo è molto sviluppato: essi si sostengono a vicenda e si lodano in ogni occasione in modo esagerato. Mi sembra anzi che questa caratteristica sia la causa principale della loro proliferazione, della loro falsa autorità sulla massa, e dell’adulazione incosciente e servile dimostrata dalla folla per quelli che si potrebbero definire, con la coscienza a posto, delle perfette nullità.

Per abbattere i muri, infrangere tutte le maschere che ci appesantiscono, rallentano, rendono deboli, ipocriti, è necessario imparare a trovare la propria anima, che non è un dono, ma è anch’essa qualcosa che si deve guadagnare anche e soprattutto con la sofferenza. Lo smantellamento delle illusioni, di quello che ci si è abituati a credere di essere, lo sforzo di rinunciare all’assopimento, rinunciare al proprio ego imperante, tutto questo richiede uno sforzo enorme e un dolore cosciente.

«Dopo quell’incontro, il mio mondo interiore e il mio mondo esteriore sono completamente cambiati. Nelle concezioni che si sono radicate in me, è avvenuta spontaneamente una revisione di tutti i valori. Prima di questo incontro ero un uomo completamente assorbito dai propri interessi e dai propri piaceri personali, come pure dagli interessi e dai piaceri dei propri figli. Ero sempre rivolto, col pensiero, a cercare di soddisfare il meglio possibile i miei bisogni e i loro. Posso dire che fino a quel momento tutto il mio essere era dominato dall’egoismo e tutte le mie emozioni e manifestazioni provenivano dalla mia vanità. Il mio incontro con padre Giovanni ha fatto giustizia di tutto questo e da allora, a poco a poco, in me è apparso qualcosa che ha portato tutto me stesso alla convinzione assoluta che al di fuori delle agitazioni della vita esiste qualcos’altro che dovrebbe essere lo scopo e l’ideale di ogni uomo più o meno capace di pensare – e che questo altro soltanto può rendere l’uomo veramente felice e offrirgli dei valori reali, invece di quei ‘beni’ illusori che, nella vita comune, gli vengono prodigati sempre e dovunque».

Non so molto di e su Gurdjieff, ma qualunque mortale venga mitizzato, osannato, elevato al rango di semidio, suscita in me innumerevoli perplessità. Anche in presenza di insegnamenti validi e affascinanti, non bisogna mai dimenticare che ci si trova sempre di fronte a delle persone. Perciò se si vuole seguire un certo orientamento va tutto bene, purché non si perda mai il senso critico e non si ponga nessuno su un piano oltre-umano. La tendenza principale dell’uomo è la natura gregaria, molti sentono il bisogno di riunirsi in gruppo, di sentirsi dire cosa fare, cosa è giusto, cosa è sbagliato e soprattutto il fatto di prendere come punto di riferimento qualcuno in particolare da idolatrare (e responsabilizzare) è qualcosa che nella storia dell’umanità si verifica sistematicamente, a volte con effetti devastanti. Se c’è un leader c’è anche un corteo di adoratori sperticati, pronti a servirlo, riverirlo e a sacrificare sé stessi pur di assecondarlo. Se non vogliamo scomodare personaggi storici di cui si parla e si è parlato in ogni epoca, basta pensare all’incessante proliferare di sette e congregazioni varie, in tutte le parti del mondo, dal credo spesso farneticante e malgrado ciò con un folto seguito di adepti di ogni ceto e cultura.

41 commenti

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41 risposte a “Gli “Incontri con uomini straordinari” di Gurdjieff.

  1. a tratti mi ha suggerito analogie con Pasolini e la sue riflessioni sulla televisione. Un personaggio decisamente fuori dal comune, interessante la parte dove si analizza sapere/comprensione; fondamentale direi.

    Grazie ancora Maria, se ne esce sempre arricchiti dai tuoi post
    un abbraccio

    • Caro Massimo, grazie a te! Sì anch’io ho trovato quella parte fondamentale, soprattutto qui in Italia dove tanti invece pensano che soltanto il loro “sapere” sia la massima espressione “dell’essere”… 😉
      un abbraccio

  2. Ho letto qualcosa di Gurdjieff tempo fa e mi ha affascinato moltissimo; ma poi sono stata messa in allarme, non tanto dal tono un po’ da “santone” che ogni tanto emergeva fra le righe dei suoi scritti, ma dai commenti che chi li promuoveva rendeva con un certo sentore di idolatria. Quello che dici negli ultimi paragrafi è verissimo e non nascondo che mentre ti leggevo mi è venuto spontaneo pensare non a Gurdijieff, ma al papa! 😛 Son blasfema, eh? Però la critica ai giornalisti, e l’osservazione di Massimo sono effettivamente giustificatissime a mio parere: il santone che ha trascinato un intero paese per più di vent’anni nel nulla mediatico non serve che dica chi è e Pasolini è stato profetico in tal senso.

    • Cara Stile, concordo in pieno e Pasolini è stato profetico e dissacratore, dunque scomodissimo e sacrificabile… Sul papa dici bene, del resto gestisce la setta più potente del mondo 😉
      un abbraccio

  3. Ancora un post interessante e intrigante su un personaggio poco noto che però ha avuto la forza di farsi seguire da un bel numero di adepti.
    Senza dubbio è stato un leader carismatico come si può leggere tra le righe che hai postato.
    In tempi non sospetti ha parlato male del giornalismo, come possiamo
    osservare con orrore tutti i giorni, leggendo i giornali. Inutile dilungarsi un esempi, perché sono sotto il naso, anzi gli occhi tutti i giorni,
    Non lo conoscevo ma adesso hai stimolato la mia curiosità.
    Un grande abbraccio

    • Caro Gian Paolo, infatti mi ha colpito molto il capitolo sul giornalismo e sulla cultura europea, è attuale in maniera sconcertante considerato il periodo in cui è stato scritto il libro…
      grazie e un abbraccio

  4. Sei sempre più brava, direi eccezionale.
    La casa editrice è una garanzia, sebbene siano più che giustificate le tue perplessità. Ma come non approvare ciò che lui dice a proposito dei giornali, e della loro banalità – quante volte abbiamo letto “stangata” in un titolo? Un milion? Ed acquiscenza.
    E’ un libro, questo, che sicuramente leggerò. Baci. E tanti ^^

  5. wolfghost

    Il giornalismo è stato sicuramente usato da un lato per controllare le masse, da un altro, quando “non allineato”, per mettersi in mostra acquisendo notorietà. Tuttavia oggi c’è molta informazione, la visione di uno stesso argomento è a volte presentata in modo così differente a seconda di cosa si legge da lasciare più disorientati di prima 😀 Credo però che non sia corretto demonizzare il giornalismo, piuttosto bisogna metterci del nostro valutando di volta in volta, e se è il caso mettendo in dubbio, questo o quell’articolo.
    Su Gurdjieff sono d’accordo con quanto scrivi. E’ stato sicuramente un personaggio molto particolare, tuttavia lui stesso, così come Osho, più che inventare qualcosa di nuovo ha presentato un personale riassunto di molte tradizioni e correnti spirituali da lui seguite. Viene in questi casi da chiedersi se, visto che questi stessi personaggi hanno attinto da diverse fonti, sia corretto affidarsi ad una guida sola…
    http://www.wolfghost.com

    • Caro Wolf, hai ragione, purtroppo però non tutti sono in grado di guardare o leggere con senso critico e con la dovuta attenzione telegiornali o giornali, molti sono spugne che assorbono ciò che gli arriva addosso, senza formulare un pensiero proprio, in tal senso va “demonizzato” il giornalismo, perché ha tradito i suoi stessi principi fondamentali, primo fra tutti quello della giusta distanza e poi perché troppo spesso viene usato come mezzo di propaganda… Se vedo una rassegna stampa, dai titoli in prima pagina comprendo l’orientamento dei quotidiani in questione, ma se sono un lettore di quel quotidiano x, è quella l’idea che seguo e il resto non mi interessa, anzi, semmai mi sembra campagna denigratoria… in tutto questo la “verità” o ciò che più si avvicina ad essa, rimane a distanze siderali e comunque non ha più nessuna importanza…
      un abbraccio

      • wolfghost

        Mah… vero quel che dici, ricordo però di aver letto recentemente articoli di giornali del 1800… che non erano da meno! 😀 La verità è che l’uomo di potere ha sempre cercato di manipolare le masse in ogni modo possibile. Figuriamoci con la stampa. Certo, oggi l’informazione arriva perfino quando vorresti non arrivasse, ma è anche vero che, per chi vuole, esite anche pluralità di informazione, cosa un tempo più rara.
        Abbraccio 🙂

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  6. “Tra questi operai del giornalismo e della letteratura contemporanea lo spirito di corpo è molto sviluppato: essi si sostengono a vicenda e si lodano in ogni occasione in modo esagerato. Mi sembra anzi che questa caratteristica sia la causa principale della loro proliferazione, della loro falsa autorità sulla massa, e dell’adulazione incosciente e servile dimostrata dalla folla per quelli che si potrebbero definire, con la coscienza a posto, delle perfette nullità.”
    Quest’uomo dev’essere in qualche modo un mio consanguineo. Sento di volergli bene… 🙂

  7. Lessi Gurdjieff molti anni fa, mi fu d’insegnamento malgrado le evidenti lacune.
    Cercavo un maestro, non mi bastavano più letture e ricerche filosofiche, anelavo a un qualche disvelamento sull’esistere. Fin quando non incontrai il mio Maestro, che mi convinse già dalle prime parole: “Siete qui perché avete bisogno di voi stessi, non di me, e sarò felice quando deciderete di andarvene”. Illuminazione. Critica dei media e successiva liberazione dalla gran parte dei condizionamenti, subdoli e investiti di pseudo sacralità, in cui siamo invischiati, a cominciare dalla religione cattolica e suoi lenoni. Ce ne misi per capire quanta mistificazione-oppressione abbia condizionato tutto l’occidente dagli albori del cristianesimo. E quanto il pensiero portante del suo malato romanticismo mistico abbia influito sui sistemi ipocriti e iniqui di governi, sull’economia mondiale, sugli sviluppi culturali.
    Il “giornalismo” rende le menti cieche di quella cecità saramaghiana che depriva di ogni discernimento individuale e che rende la massa ottusa e ammaestrabile.
    Avrebbe potuto salvarci la letteratura, se non fosse contaminata da quel pensiero distorto che “ha anche impedito l’ulteriore crescita spirituale e intellettuale dell’umanità, creando un punto di stallo, una frattura forse insanabile per un tempo lunghissimo.”
    Senza tener conto che le funzioni della letteratura sono state ampiamente sostituite dal giornaliero tartassamento della televisione commerciale, capace di rendere spettacolo perfino guerre e atrocità di ogni genere, responsabile della deriva culturale ed etica i cui risultati sono gioventù allo sbaraglio, adolescenti che non conoscono altri valori che consumo e appagamento dell’ego, adulti immaturi e abbrutiti da fatica senza possibilità di riscatto.
    La proliferazione di sette, culti religiosi alternativi, “santoni” di ogni genere, è, a mio avviso, un tentativo di uscire dagli schemi, attuato in maniera maldestra, purtroppo.

    Impegnativi sempre i tuoi articoli, carissima Maria, spunti di riflessione su molti livelli, da approfondire ulteriormente.

    Grazie
    Un abbraccio
    cri

    • Carissima Cri, ti ringrazio per questo bel commento, così sentito, che arricchisce il mio post e che condivido totalmente, come sai… del resto nel nostro piccolo cerchiamo sempre di colpire l’imponente macchina dei condizionamenti che tanto limitano il progresso mentale…
      un bacio

  8. Dopo l’esaustivo commento di Cristina non è facile aggiungere altro. Ne condivido i punti salienti e trovo che le riflessioni di questo filosofo-scrittore siano condizionamenti psicologici, mentre trovo molto interessante l’analisi sulla differenza fra il sapere e la comprensione. Un libro da leggere con molta attenzione.
    Complimenti, cara Maria, per questa pregevole analisi.
    un abbraccio
    annamaria

  9. Cara Annamaria, ti ringrazio e sì bisogna leggerlo con attenzione, ma per quanto possa sembrare una lettura ostica è invece molto scorrevole e comprensibile…
    un abbraccio

  10. Ai tempi, la lettura di Gurdjieff mi lasciò perplesso. Così come trovo sconcertante l’adorazione che circonda personaggi come lui e sottoscrivo quanto dici nel finale. La sua critica al giornalismo mi trova, però, concorde. Credo che alla base dell’imbarbarimento del linguaggio, della sua banalizzazione, ci siano gli stereotipi linguistici imposti dai giornali e dalle televisioni, che irrigidiscono il pensiero in una sorta di rigor mortis ideativo. Un caro saluto, Maria.

    • Caro Ettore, sono d’accordo con te, e aggiungerei che purtroppo l’imbarbarimento sembra avere trovato seguaci compiacenti in tutti i settori ormai…
      Almeno Gurdjieff insegnava cose utili, se pensiamo a quali figure di spicco ci siano oggi in giro, fonti di emulazione, c’è da rabbrividire…
      un abbraccio

  11. “Non esistono le coincidenze.” Anche questo un facile dogma sostenuto da tanti guru spirituali e da tanti seguito ed affermato con convinzione ed entusiasmo, non si sa bene dopo quanta attenta riflessione. La coincidenza tuttavia è se non altro divertente, e necessariamente dal nostro subcosciente è incontrata secondo le logiche (automatiche?) del pensiero magico. Col risultato che può se non altro aumentare l’attenzione del nostro pensiero cosciente su un dato fenomeno, incontrato in maniera “sincronica” o percepita come tale. Tutto questo semplicemente per dire che giusto in questo periodo stavo pensando di leggere questo famoso libro di questo ambivalente personaggio (anche il film mi interessa molto). Sul blog di Ettore trovo il link a quest’articolo, lo leggo, è interessante. In particolare la critica alla nostra civiltà e alla letteratura che insieme al giornalismo ha perso la capacità di essere un’autentica via di ricerca verso l’essere ma è diventata ciarpame massmediatico, immondizia al posto del cervello, spot ideologici per menti schiave. Dico anche la letteratura perchè gran parte della produzione attuale intanto è di livello basso, è piaggesca verso le mode del momento, e in più è frutto ormai nella maggior parte dei casi del lavoro di marketing di team di editors, quindi non ha più niente a che spartire con la letteratura. In generale tutto o quasi, televisione, libri, giornali, internet, è dominato da facili schemi binari di assenso/dissenso verso meccanismi robotici di pensiero stereotipato. Per questo mi interessa leggere Gurdjieff, è estremamente interessante il tentativo (comune ad altri autori) di liberarsi realmente degli automatismi che tengono la nostra mente “addormentata”, e attraverso un percorso anche tortuoso e sofferente, arrivare a “svegliarsi”. Cerco in questo libro spunti e non certo risposte, demolizioni e non certo punti d’arrivo. “Svegliarsi” è questione che riguarda l’individuo unico nel suo unico percorso. Consiglio anche un altro libro, che sto leggendo adesso, “La mente estatica” di Elvio Fachinelli, psicoanalista che in questo libro analizza, con un’intelligenza intuitiva, letteraria, filosofica, spirituale estremamente acuta, quel tipo di stato mentale che accomuna le esperienze dei mistici e le esperienze più autentiche ed intense di ogni temperamento creativo.

  12. Diogene, grazie per il passaggio. Mi trovi d’accordo su tutto.
    Il primo capitolo del libro è quello in cui Gurdjieff critica la letteratura europea, la mentalità, l’atteggiamento snobistico e settoriale che fa chiudere gli intellettuali (o presunti tali) in una cerchia elitaria lasciando fuori chi non fa parte della “setta”, per quanto potenzialmente meritevole e soprattutto fa una feroce analisi del giornalismo, così attuale per noi. Poi ci sono altri capitoli interessanti, ma nell’insieme non mi ha coinvolta al punto da ipotizzarne una rilettura. Al contrario, per quanto breve e incompiuto, ho trovato molto più ispirato “Il monte analogo” di Daumal e, per avere un’idea più precisa della vita che si svolgeva al Prieuré e delle contraddizioni che ovviamente colpivano il Gurdjieff uomo, imperdibile è “La mia fanciullezza con Gurdjieff” di Fritz Peters. Se riuscissimo a prendere da ogni cosa solo ciò che ci è utile per la crescita interiore, senza precipitare negli abissi del fanatismo, allora tutto potrebbe contribuire al processo evolutivo, purtroppo invece capita che concetti potenzialmente saggi e importanti si trasformino in prigioni mentali e fonte di arretratezza, costrizione, abuso fisico e intellettuale. Ad esempio le religioni in cui la presunta divinità esige che le donne vadano in giro coperte dalla testa ai piedi o dove gli uomini non possono tagliarsi la barba, e altre facezie e che dire poi delle divinità sessiste che pongono l’uomo come essere superiore alla donna? Il problema di base è che tutto questo ha creato dei condizionamenti così ben radicati che la maggior parte dell’umanità vive una vita di sofferenze inutili, create artificialmente e che nulla hanno a che fare con quella che potrebbe essere la “realtà”. Ben vengano dunque tutti i tentativi per risvegliare le coscienze assopite e per affrancarsi dal giogo. Mi interessa molto il libro di Fachinelli di cui prendo nota, tempo fa dello stesso autore avevo letto “La freccia ferma. Tre tentativi di annullare il tempo”, un altro argomento che mi affascina parecchio.
    Grazie e un saluto.

  13. Ciao Maria il tuo post mi ricorda un mio amico che mi citava spesso Gurdjief. Mi sono ripromesso di leggere prima o poi il testo di cui hai discusso, così magari potrò anche io lasciarti un commento più appropriato. Intanto nella tua testata mi pare di aver riconosciuto il viso di Virginia :-).Vorrei scriverti di più ma ahimè l’editor non funziona bene!
    Qualche ”uomo straordinario” comunque l’ho conosciuto pure io facendo delle passeggiate in Russia insieme a Dostoevskij.
    Un saluto,
    Renzo

  14. Ho riletto un po’ quello che aveva scritto G. e tu, commentandolo, sulla stampa; notavi la ”sgrammaticatura” ad esempio degli articoli giornalistici. Io sono appassionato di musica e quindi mi capita spesso di leggere recensioni di dischi notando invece un uso perfetto della grammatica e, per quanto riguarda il web, del codice HTML. La stessa cosa si può dire per quanto riguarda le recensioni di cinema. Ora la bella forma è apprezzabile – anche se non è la retorica con cui Gauthier recensiva il balletto romantico -, tuttavia noto una grande proliferazione di ”tecnici” della scrittura e una quasi totale mancanza di contenuti. Ad esempio per quanto riguarda la musica si recensiscono album facendo una marea di riferimenti su cui poggia l’album – cosa anche giusta per orientare il lettore – senza far quasi per nulla riferimento ai testi dell’album, alle strutture musicali dell’opera che si sta recensendo. E a parer mio queste e altre pecche si stanno imponendo come il
    paradigma dominante, per cui ci si scandalizza per un errore di battitura, di converso si elogia la bella forma (anche se il termine bello non è proprio appropriato, ci starebbe meglio ”forma modaiola”). E forse una delle cause possibile di questa mancanza di contenuti deriva dalla mancanza di un certo tipo di letture in cui venivano espressi sentimenti forti.

    • Renzo, il problema della grammatica è solo uno degli aspetti, ne vengono messi in luce tanti altri… in ogni caso anche quello è molto importante quando si parla di scrittori o di giornalisti. Non è che tutti devono per forza scrivere, si può fare altro, ma se tu sei uno strumento che diffonde cultura (in ogni suo aspetto) allora non puoi permetterti né l’assenza di contenuti, né l’incapacità dell’uso di una forma corretta, credo che i due aspetti siano inscindibili. Se poi a questo si aggiunge l’imprecisione nel fornire informazioni e la spiccata tendenza ad orientare il pensiero di chi legge in una direzione ben precisa, dimenticando il principio fondamentale dell’obiettività, allora non si tratta più di scandalizzarsi per un errore di battitura, ma è tutto l’insieme che viene messo in discussione…
      Forse, ma è solo un’intuizione personale, in campo musicale e per il cinema esiste ancora un coinvolgimento emotivo, che trascina chi scrive in dimensioni che superano il “testo” in senso stretto, per questo si trovano recensioni notevoli, ma negli altri settori, secondo me, il degrado è imperante…
      grazie e un saluto

      • Maria risponderò presto anche al tuo bel commento sul mio blog. Sono pienamente d’accordo con quanto hai appena detto, comunque anche per quanto riguarda musica e cinema (soprattutto sul web) volevo dirti che mancano contenuti sostanziosi. Infatti spesso si cade nella mera forma e i contenuti , come dici tu stessa, orientano verso una visione e un gusto che spesso sono intolleranti verso altri tipi di sensibilità. Quindi prima il mio non era un elogio delle odierne recensioni musicali e cinematografiche. Tuttavia, a prescindere dalla bella forma o dal contenuto, secondo me tutti hanno il diritto di esprimersi ma alla base ci deve essere sempre la tolleranza verso le visioni altrui. Ammetto le critiche, anche quelle forti, che nel loro tentativo di distruggere in realtà desiderano creare meglio. Lo ripeto, che si critichi un giudizio su di un’opera o l’opera stessa, bisogna sempre avere il
        rispetto verso la persona che sta dietro la scrittura e dietro l’opera. Forse queste cose sembrano scontate, ma in realtà una nuova ondata di cultura hypster – soprattutto nella critica connessa a forme d’arte più contemporanee – conferma una cinica mancanza di rispetto verso la persona con una visione diversa dalla moda imperante.

      • Renzo, effettivamente sembrava che volessi elogiare le recensioni musicali e cinematografiche, ma solo per colpa mia, per come mi sono espressa nella risposta, dal tuo commento invece si capisce chiaramente che era una critica, scusami…
        concordo con quanto dici, e in merito alla tolleranza figurati che io non faccio mai recensioni negative e mi limito a non parlare quando qualcosa (spesso) non mi piace… ma quanto sono buona? 😉
        un saluto

  15. Io credo che quando si condivide qualcosa anche una critica aspra sia costruttiva. Ora io ”sbircerò” ogni tanto nel tuo blog :-), anche perché oggi lasciandomi un commento sul romanzo di Balzac hai saputo darmi spunti di riflessione. Allora, qualora ti trovassi a passare dal mio sito, ti autorizzo a essere la versione cattiva della Maria di Metropolis 🙂 o la Jean d’Arc non solo buona della canzone degli Arcade Fire :-). A dirmi anche con termini più sanguigni ”Renzo stai dicendo una cavolata” 🙂 – l’importante, come ti dicevo, è il rispetto per la persona.
    Buona Serata

    • Caro Renzo, per il momento sono in pausa da blog, ma se dovessi riprendere stai certo che arriverò con la lama affilata!
      un abbraccio

      • Aiuto Non so come si mette la faccina che ha paura. Comunque Maria torna a scrivere perché ho visto dal tuo blog che sei una persona da ampie prospettive.

      • Grazie Renzo… in effetti questa è la pausa più lunga nella storia dei miei blog, che sia definitiva? speriamo di no!
        nell’attesa, un abbraccio

      • Speriamo di no! Effettivamente anche io mi chiedo spesso se valga la pena trasmettere qualcosa…Chi sa, forse trovando una giusta condivisione sì. Comunque il tuo blog mi è sembrato interessante, anche se comprendo che per gestire la cosa occorre molto tempo, Purtroppo ad esempio io fatico ad essere sintetico, tuttavia riconosco che bisognerebbe lanciare spunti sintetici e poi vedere se si riesce ad ampliare con altri la discussione. In passato ho partecipato a qualche forum ma devo confessarti che alla fine non ci ho guadagnato gran cosa, Naturalmente non ti parlo di meri contenuti culturali, ma di scambi umani validi. Devo tuttavia confessarti che alcune persone che gestiscono blog che ho avuto il piacere di visitare hanno un approccio gentile e per me questo è un buon segno di umanità. Maria comunque se ti viene l’ispirazione a scrivere non trattenerla! A me farà piacere leggerti.

  16. Anch’io ho apprezzato molto la parte relativa al giornalismo e alle sue grandi pecche.
    E’ di una modernità notevole il pensiero di Gurdjieff, del tutto condivisibile.
    Nicola

  17. P.S. : scusami per le virgole al posto dei punti…sto scrivendo al buio 🙂

  18. wolfghost

    Ciao cara, spero che il tuo 2014 sia iniziato nel migliore dei modi 🙂
    Un salutone!

    http://www.wolfghost.com

  19. wolfghost

    Ogni tanto passo a controllare, eh! 😀 Prima o poi… 😉

    Buona Pasqua, carissima! 🙂

    http://www.wolfghost.com

  20. Come va, cara Maria? Spero tu non abbia deciso di disinteressarti del blog?, Buon tutto e buon ritorno da noi.
    Un abbraccio affettuoso di vero <3.
    annamaria

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